Tutti parliamo di amore, attribuendo al termine significati diversi, riferendoci ai sensi, all’anima, al soprannaturale, o intendendolo come compassione. Io adoro le poesie d’amore, ho sognato a lungo leggendo i sonetti di Shakespeare, le poesie di Neruda, ma anche Romeo e Giulietta e molti romanzi ottocenteschi. Per un certo periodo mi sono concentrata sull’amore come sentimento, poi mi sono interrogata sull’amore in senso più completo, e quindi in relazione a Dio, agli altri, alla natura.
In Agostino, in Fromm e in tanti autori si trovano pagine meravigliose e spunti di riflessione. Ma di cosa parliamo quando parliamo d’amore?
Pensando alla civiltà classica, viene subito in mente Platone e l’Amore come Eros, ossia bisogno e anelito di trovare ciò che colma la nostra mancanza. Amore è Desiderio di bene e forza generatrice. L’amore in ambito ebraico-cristiano diviene dono gratuito: l’amore di Dio innanzitutto, che l’uomo può contraccambiare o meno, anche attraverso l’amore per il prossimo (carità). Amare vuol dire riconoscere la grandezza, la bellezza e l’immortalità dell’altro e così, in questa prospettiva, ognuno è tanto più propriamente se stesso quanto più è capace di amare.
Nella nostra società, nonostante l’abuso del termine, sembra sempre più difficile capire cosa sia l’amore e incontrare persone capaci di amare, di donare senza calcoli, come nota anche Fromm per il quale “l’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo.”
Dostoevskij, d’altra parte, ci ricorda che un mondo senza amore sarebbe l’inferno; forse è per questo che continuiamo a parlare di amore e a interrogarci, leggendo storie, guardando film, cercando persone da amare, a volte disperatamente a volte gioiosamente, nell’intento di scovare un Amore che non delude, che ci innalzi dove i desideri trovano compimento.